Goliardia
Anche se non era legato al mondo dell'Universita', il Vernacoliere attirava gli sguardi e le risate degli studenti, per via delle famose locandine, diffusissime nelle edicole. Spesso pero' la satira, legata alla rivalita' tra pisani e livornesi, risultava incomprensibile alle matricole che venivano da fuori:
Altre volte l'umorismo raggiungeva una audience piu' vasta:
Le code
All’inizio degli anni ’80, con l’avvento dei personal e home computer, frotte di ragazzi subirono una infatuazione per l’informatica e decisero di intraprendere questa carriera di studi universitari: purtroppo la maggior parte degli atenei italiani era abbastanza in ritardo nell’introdurre le nuove discipline. L’unica eccezione era l’università’ di Pisa che già’ da molti anni aveva un Dipartimento di Scienze dell’Informazione e che era quindi considerata la destinazione “top” dagli appassionati. L’arrivo di migliaia di nuove matricole congestiono’ irreparabilmente la già’ affollata università’ (Pisa e’ una delle più’ antiche e blasonate città’ universitarie) con un inevitabile effetto: le code.
Si cominciava a fare code molto presto, dalle prime fasi della iscrizione: la coda per gli sportelli della segreteria si snodava per scale e corridoi, fino a sfociare in strada. Spesso si doveva ripetere la coda più’ di una volta per la mancanza dei documenti richiesti (la burocrazia era soffocante): le ora passate in piedi ad aspettare il proprio turno erano una occasione per stringere amicizie con altre matricole, anche se poi si finiva in corsi diversi e ci si perdeva sicuramente di vista.
I corsi dei primi anni erano affollatissimi, costrigevano a levatacce (per chi ne aveva voglia) per piazzarsi tra i primi davanti alle porte di ingresso: alcune lezioni si svolgevano in piccoli ex-cinema o sale da teatro, piene fino all’inverosimile. Gli studenti si sedevano in terra, davanti al palco e affollavano in piedi tutte le corsie laterali, fino alle ultime file, dove poco si vedeva e quasi nulla si sentiva: tutto cio’ unito alla intrinseca difficolta’ di certe materie non facilitava l’apprendimento, e i risultati si videro subito alle prime sessioni d’esame.
A causa di un certo sadismo organizzativo (o forse qualche oggettiva difficoltà’, chi lo sa) molte lezioni si svolgevano in sedi diverse, costringendo la massa degli studenti a migrazioni da un’aula all’altra, distanti magari diverse centinaia di metri: era quindi consueto vedere una fiumana di ragazzi che in blocco saturava qualche stradina per questi spostamenti. Inutile dire che i più’ solerti correvano come lepri per mantenere le prime posizioni, tutti gli altri arrivavano più’ tardi e rimanevano in piedi, di fatto replicando la situazione di partenza.
Anche la pausa per il pranzo nella famigerata mensa era funestata da code, allungate per più’ piani, e allietate dai profumi non proprio bene auguranti che provenivano dalle cucine: complici gli odori e la stanchezza della mattina, gli studenti entravano in uno stato semi-catatonico che li rendeva incapaci di reagire di fronte agli orrori culinari che venivano loro propinati, che magari saranno descritti in un altro post.
Il pomeriggio poteva ripetere lo schema della mattina, e magari poteva introdurre altre code, di minore entità’, per procurarsi un posto in biblioteca. La sera, il desiderio di svago induceva spesso gli studenti a boicottare la mensa per una pizza in compagnia: ma, data la quantità’ di studenti in città’ e la concorrenza – serale – dei soldati (i para’ della Folgore) in libera uscita, spesso una coda di anche un’ora era necessaria per potersi sedere. Naturalmente poi si aspettava per ordinare, per essere serviti, per il conto...
E per concludere la giornata, una bella telefonata a casa o alla fidanzata lontana: ma attenzione, stiamo parlando del 1980, i telefonini sarebbero stati inventati dieci anni dopo: ci si doveva munire di gettoni telefonici (cfr. Wikipedia: disco di metallo un tempo utilizzato per il pagamento delle telefonate effettuate da telefoni pubblici – ve li ricordate?), direi una bella manciata se la nostalgia era tanta, e poi si partiva in caccia di una cabina telefonica: ma se volevi una telefonata più’ tranquilla, c’era il posto pubblico della Sip dietro Piazza dei Miracoli, dove trovavi ad aspettarti... l’ultima coda della giornata. Non pensavi mica di essere l’unico a voler fare una telefonata, vero? Coraggio, domani e’ un altro giorno, identico a questo che sta per finire...
Il Prof. Luciano Modica
Il prof. Modica e' in seguito diventato Rettore dell'Universita', per diversi anni, fino ad approdare al Senato, come riferisce la sua pagina su Wikipedia.
Il Prof. Giovan Battista Gerace
Il professor G. B. Gerace e’ stato uno uno dei padri fondatori dell’informatica italiana, su di lui e sulla sua carriera si trovano molte informazioni su Internet: si vuole qui aggiungere solo un breve ricordo da parte di alcuni dei suoi ultimi allievi. Le matricole di informatica degli anni ’80 lo incontreranno ormai anziano come docente del corso di Sistemi 1. La fama di estremo rigore e di severità’ lo precedeva fin da prima di incontrarlo: la sua figura alta e magra otteneva silenzio e attenzione senza necessita’ di alzare la voce, che anzi, era molto bassa e un po’ roca a causa dell’ eta’ e dell’abitudine al fumo.
Le sue lunghe lezioni ci introducevano alle meraviglie delle macchine di Turing, le teorie della computazione, gli automi a stati finiti: i suoi esami, fatti di pochi stringati esercizi, ci falcidiavano come teneri fuscelli. Credo che il suo rigore di ingegnere e di scienziato gli rendesse impossibile smussare le complessità’ degli argomenti per permettere una maggiore quantità’ di promossi: al contrario la sua esposizione scarna, minimale, ridotta all’osso, dei concetti fondamentali, doveva essere bastante a superare le difficoltà’, questo approccio forse derivante da situazioni analoghe che ebbe ad affrontare nel costruire i primi calcolatori elettronici.
Era peraltro molto disponibile a fornire maggiori spiegazioni durante gli orari di ricevimento: ci ricordiamo la sua stanza, vuota di tutto eccetto che della scrivania, e di pile di riviste derivanti dalla sua militanza politica. Il professor Gerace non si accontentava mai di fornire la risposta o il chiarimento richiesto: anzi, la domanda dell’allievo sempre produceva controdomande da parte del professore, accompagnate dal suo sguardo attento e inquisitore e da gesti delle lunghissime mani, cosicché la sventurata matricola passava una mezz'oretta di sudori freddi. Essendo io uno di quelli, posso pero’ affermare quanto utili furono quelle esperienze, e quanto il loro ricordo ancora mi accompagni.